Rifrazione | Prismag
La Minestra degli Esteri
2 | Il Nicaragua? È un affare di famiglia!
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2 | Il Nicaragua? È un affare di famiglia!

La settimana internazionale secondo Prismag, vista e raccontata attraverso i giornali di tutto il mondo

La politica internazionale è tutt’altro che il luogo delle certezze. Eppure, la recente crisi tra la Repubblica Democratica del Congo e il Rwanda – che riaccende le tensioni nella regione dei Grandi Laghi – ci costringe a riflettere sulle dinamiche del continente africano, da noi lungamente trascurate. Come riscontra il quotidiano guineano El Djeli, la RDC, che una volta suscitava una certa compassione da parte della cosiddetta “Comunità internazionale”, oggi si trova spesso lasciata alle sue agre vicende, nonostante dichiarazioni di principio e condanne superficiali. La domanda è: come dobbiamo leggere la complessa situazione africana del 2025? Come una “grande dimenticata” o come un segnale di una “deglobalizzazione” in arrivo?

Nuovo giro, nuova corsa. Ogni lunedì, Prismag apre la sua settimana con una retrospettiva sull’attualità internazionale, letta e commentata dai giornali di tutto il mondo. Ecco dunque per te una nuova, fumante Minestra degli Esteri. Questa settimana, una tappa in Congo e una in Nicaragua, prima di rientrare in Europa dalle parti di Bruxelles… O forse di Anversa?


È difficile riavvolgere il nastro della nuova fase di scontro che oppone la Repubblica Democratica del Congo e il Rwanda. Da gennaio, i ribelli del gruppo M23 hanno occupato Goma, nel Nord-Kivu, e stanno avanzando verso il Sud-Kivu, con l’intento di conquistare Bukavu. Il gruppo è ben addestrato e supportato dal Rwanda di Paul Kagame, il che rende la situazione piuttosto intricata e delicata. Nonostante gli sforzi diplomatici per fermare l’escalation, fra cui un vertice congiunto a Dar Es-Salaam a fine gennaio, la situazione rimane critica. “La storia è forse in procinto di ripetersi?” si chiede L’Observateur Paalga. La promessa di un cessate il fuoco da parte di M23 non ha avuto seguito, con i gruppi filo-rwandesi che hanno violato l'accordo. La questione delle risorse naturali della regione, come il coltan, rimane un altro fattore chiave che alimenta il conflitto, con guadagni mensili di quasi 800.000 dollari per M23 derivanti dal controllo di questi minerali. Per un bilancio complessivo del fenomeno, che spiega anche come in realtà le effrazioni non siano un’esclusiva di M23, non perdete l’interessante articolo di Claire Fages su RFI Afrique, che muove dalla seguente domanda: fino a che punto il conflitto nei Grandi Laghi dipende dal coltan e dai minerali preziosi contenuti nel sottosuolo congolese?

Di certo, è difficile non intravedere in tutto questo la fragilità di un sistema regionale che nutre la fondata preoccupazione che le capacità di contagio di questo conflitto si estendano in tutta la regione.

Le “riforme” di famiglia del duo Ortega/Murrillo: a noi Managua!

Passiamo ora al Nicaragua, dove il governo di Daniel Ortega e della moglie Rosario Murillo ha compiuto un ulteriore passo verso una concentrazione del potere di stampo autoritario. Con la nuova riforma costituzionale, il presidente e la sua consorte divengono "co-presidenti" alla pari, assicurandosi un controllo senza freni sulle sorti del Paese e la massima discrezionalità in caso di ritiro dell’uno o dell’altro: un’eventualità, quest’ultima, accentuata dai problemi di salute di Ortega. La separazione dei poteri sembra ormai un ricordo lontano, e la libertà di stampa è gravemente compromessa, con molti giornali costretti a operare unicamente online. Il regime ha anche inasprito la sua repressione contro i cristiani, con un’opera di repressione che Confidencial non esita a definire “paranoia dittatoriale” - e ha complicato l'esilio per chi cerca rifugio in Costa Rica. Nonostante le tensioni con gli Stati Uniti, il Nicaragua dipende in modo significativo dalle rimesse e dagli investimenti americani, motivo per cui ulteriori sanzioni rispetto a quelle già imposte da Donald Trump durante il suo primo mandato potrebbero avere effetti devastanti.

“E la tech venne a Canossa”

Firmato Le Monde diplomatique. Il celebre mensile di politica internazionale, noto per il forte orientamento progressista e le accese venature antiamericane, apre il suo numero odierno con un editoriale particolarmente pugnace di Benoît Breville sulla pace fra i giganti della tecnologia e l’attuale amministrazione americana. Una vera virata a 360 gradi, che Breville paragona a quando “i principi si inginocchiavano davanti ai papi perché fosse levata la loro scomunica”. “La sottomissione dei baroni della tech a Donald Trump smaschera dei re nudi, ancora fortemente dipendenti dal potere politico” scrive. Una pax storica per coloro che furono addietro sacerdoti della società aperta e dell’inclusione.

Bart de Wever, il “new look” della politica belga… O fiamminga?

by "FOD Kanselarij van de Eerste Minister", Belgium

Concludiamo il nostro viaggio in Belgio, dove il 3 febbraio Bart de Wever, leader del partito nazionalista fiammingo N-VA, è diventato ufficialmente Primo Ministro. De Wever, che per anni ha lottato per l'indipendenza delle Fiandre, ha assunto la carica a sorpresa, archiviando in un sol colpo pittoreschi trascorsi da ideologo separatista. La sua agenda si concentra sulla riforma dello stato in direzione di un federalismo più accentuato e rafforzato, un bizzarro espediente per dissipare il tabù della confederazione, l’unico vero obiettivo di N-VA. L’esperimento di “Arizona” - questo il nome giornalistico del governo De Wever I - si appoggia infatti su un programma di 209 pagine, cesellato in 236 giorni di negoziati fra alleati di coalizione, come nota l’Avenir. Il futuro del Belgio è ora più incerto che mai, con un governo che si propone di riformare il sistema statale pur senza perdere di vista le sfide economiche e politiche interne. Una duplice scommessa: governare e riformare lo Stato. Vaste programme o uitgebreid programma?

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Cucchiaiata dopo cucchiaiata, siamo arrivati al termine di questa seconda Minestra. Ti ricordo che a questo link puoi abbonarti a Prismag e sostenere questo ed altri progetti: non solo riceverai a casa tua la rivista e potrai sfogliarla, anche in digitale, ma contribuirai a sostenere il giornalismo indipendente, giovane e per i giovani. Noi, intanto, ci sentiamo la prossima settimana!

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