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La Minestra degli Esteri
19 | Il vertice NATO e un saluto per l'estate
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19 | Il vertice NATO e un saluto per l'estate

La settimana internazionale secondo Prismag, vista e raccontata attraverso i giornali di tutto il mondo.

La paura fa per 5. E così, dopo aver discusso per mesi di difesa europea, di “sveglia” per l’Europa e via discorrendo… I leader dei Paesi della NATO - che, in gran parte, sono anche membri dell’Unione Europea - hanno accettato tutte le richieste di Donald Trump. Al vertice NATO dell’Aia, tenutosi il 24 e il 25 giugno, il documento finale parla chiaro: entro il 2035 ogni Stato Membro dovrà dedicare almeno il 5 % del PIL alla difesa. Ma le crepe da stuccare sono ancora parecchie


Una nuova Minestra degli Esteri è pronta in tavola! Anche questo lunedì, Prismag apre la sua settimana con una retrospettiva sull’attualità internazionale, letta e commentata dai giornali di tutto il mondo. Parliamo del recente vertice NATO all’Aia e del contenzioso di frontiera fra Thailandia e Cambogia. Infine, chiuderemo questa puntata e la stagione con un piccolo regalo per tenerti compagnia durante l’estate.


NATO: si riparte dall’Aja?

Al vertice NATO dell’Aia, l’atteggiamento assertivo – qualcuno direbbe “bullo” – di Donald Trump ha funzionato: gli alleati hanno accettato, almeno formalmente, di raggiungere il 5% del PIL in spesa per la difesa entro il 2035. Ma la realtà è meno netta di quanto sembri.

“Per gli europei, lo sforzo da compiere sembra enorme” – scrive Les Echos – “ma l’obiettivo del 5% è solo apparente: si tratta di un 3,5% per la difesa diretta, più un 1,5% per spese collegate alla sicurezza. E molti Stati sono già quasi a quel livello.”

La questione vera, però, non è (solo) economica. La NATO ha una struttura rigida, poco flessibile, costruita per un mondo che non esiste più. E se oggi gli Stati Uniti restano in grado di difendere l’Europa, il contrario non è nemmeno lontanamente ipotizzabile.

Lo aveva intuito già Charles de Gaulle, quando temeva una Francia “intrappolata” nelle decisioni altrui. E più tardi, negli anni ’90, anche George Kennan e Kenneth Waltz – due pesi massimi della teoria internazionale – iniziarono a dubitare che la NATO potesse adattarsi a un mondo post-bipolare. La risposta americana? Allargare, espandere. Anche a costo di irritare profondamente la Russia.

In nome del contenimento delle spese, l’Europa ha spesso accettato senza fiatare le derive della NATO, anche quando l’Alleanza ha agito ben oltre il suo articolo 5. Oggi, però, quella subalternità ha un prezzo: se non spendi, non conti.

Il sogno di una difesa europea autonoma è lontano, e persino l’idea di un “pilastro europeo” della NATO è rimasta solo sulla carta. Emmanuel Macron può anche insistere sull’autonomia strategica, ma i fatti raccontano altro.

Intanto, la Spagna si sfila. Pedro Sánchez ha preso le distanze dal vincolo del 5%, ma anche in patria non mancano le critiche. Come scrive ABC: “la leggerezza di Sánchez nei confronti della NATO non è dovuta al pacifismo, ma ancora una volta alla sua necessità di compiacere i suoi partner.”


Confini Scandalosi

800 chilometri di confine. Decenni di tensioni. Un soldato ucciso.
La disputa territoriale tra Thailandia e Cambogia si riaccende, in un clima ben più teso rispetto all’ultima crisi (2008–2011). Ma stavolta, al centro non ci sono solo le cartine militari, bensì una telefonata fin troppo amichevole.

Tutto è esploso il 28 maggio, con l’uccisione di un soldato cambogiano. Da lì, il gelo. Poi il caso mediatico: la Premier thailandese Paetongtarn Shinawatra ha chiamato il senatore cambogiano Hun Sen, storico leader di Phnom Penh, rivolgendosi a lui con un affettuoso “zio”.

Una frase bastata per far esplodere la polemica in patria. I conservatori thailandesi hanno reagito con sdegno, parlando di sottomissione diplomatica, mentre l’opposizione ha chiesto le dimissioni della Prima Ministra e la dissoluzione del Parlamento (The Nation). Dopo una chiusura delle frontiere durata poche ore, la Thailandia ha fatto marcia indietro. Ma la Cambogia ha colto l’occasione per mettere in scena uno spettacolo tutto politico.

Phnom Penh ha vietato l’importazione di prodotti agricoli thailandesi, la distribuzione di film e serie TV dal Paese vicino e ha assistito – quasi compiaciuta – alla crisi diplomatica che definisce “Thai drama”. Nel frattempo, manifestazioni nazionaliste in Cambogia hanno celebrato la monarchia e la dinastia Hun. “Rilasciando i contenuti della telefonata, Hun Sen ha violato una norma storica dell’ASEAN: il principio di non ingerenza negli affari interni” commenta The Diplomat.

Il punto è delicato: l’ASEAN è forte proprio perché evita temi divisivi come la politica interna dei membri. Ma i rapporti familiari e politici fra i due leader hanno reso la crisi personale, oltre che istituzionale. Il padre di Paetongtarn fu uno dei principali sostenitori esterni di Hun Sen. Oggi, la Cambogia è guidata da Hun Manet, figlio dell’ex premier, ma l’influenza del “padre-senatore” è ancora evidente. A sorpresa, Phnom Penh ha annunciato di voler portare il caso davanti alla Corte Internazionale di Giustizia. Ma resta una questione aperta: la Thailandia accetterà la giurisdizione volontaria del tribunale?

Due dinastie, un confine conteso, e una partita diplomatica che si gioca davanti agli occhi dell’intera Asia.


Ed eccoci qui, alla fine della prima stagione de La Minestra degli Esteri.
È stato un anno complesso, denso di notizie spesso dure da digerire – ma anche per questo abbiamo pensato di lasciarti con qualche consiglio utile per l’estate, tra letture, ascolti e curiosità internazionali.

  • Per chi in vacanza si gode ancora il piacere di sfogliare una rivista:

- Courrier International (Francia) – selezioni settimanali dal meglio della stampa estera, dal gruppo Le Monde

- Internazionale (Italia) – l’irrinunciabile gemella nostrana del Courrier International

- The Week (UK) – rivista dotata di un formato agile, ma comunque molto ben curato

- Télérama – questo è un consiglio per chi è più curioso di cultura, media e spettacolo

  • Se ti mancherà la voce della Minestra, abbiamo pensato di consigliarti delle emittenti radio di diverse nazioni e lingue differenti

    - BBC Radio 4 – attualità, approfondimenti e radiodrammi

    - Deutschlandfunk Kultur – il cuore culturale dell’etere tedesco

    - RSI Rete Uno ed Europe1, per un’informazione generalista ma mai priva di approfondimenti e storie

    - Le radio universitarie e indipendenti, almeno quelle che lavorano anche d’estate, che nonostante le piccole dimensioni possono sorprenderci con degli approfondimenti non da poco

  • Nel merito di letture più profonde, ecco tre titoli per chi vuole scavare un po’ più a fondo nella realtà internazionale:

Il suicidio della paceAlessandro Colombo (Raffaello Cortina)
Le amnesie e gli errori dell’ordine internazionale liberale: una critica puntuale e documentata della primazia euro-statunitense e del modo in cui ha provato a gestire - anzi, “plasmare” - il contesto politico internazionale, negli anni 1990-2024.

La muraglia d’acciaioSimone Dossi (Il Mulino)
Un affresco storico, culturale e politico sulle forze armate cinesi e la loro evoluzione strategica nella Cina popolare dal 1949 a oggi.

Anni Cruciali. 1975–1983 – a cura di Lorenzo Meli e Lucio Valent (FrancoAngeli)
Per chi ama guardare il presente alla luce del passato, una ricostruzione della fine della guerra fredda e dell’inizio del nuovo disordine mondiale.


Cucchiaiata dopo cucchiaiata, siamo arrivati al termine di questa ultima Minestra della stagione. Ti ricordo che a questo link puoi abbonarti a Prismag e sostenere questo e altri progetti: non solo riceverai a casa tua la rivista e potrai sfogliarla, anche in digitale, ma contribuirai a sostenere il giornalismo indipendente, giovane e per i giovani. Noi ci risentiamo a settembre e… Buone vacanze!