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La Minestra degli Esteri
8 | Da Gaza al Beluchistan, le "porte dell'inferno" e quelle del Purgatorio
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8 | Da Gaza al Beluchistan, le "porte dell'inferno" e quelle del Purgatorio

La settimana internazionale secondo Prismag, vista e raccontata attraverso i giornali di tutto il mondo

La tregua a Gaza è un ricordo del passato. Con un’ondata massiccia di bombardamenti sulla Striscia, il governo di Benjamin Netanyahu ha rotto definitivamente il cessate il fuoco, al prezzo di mettere a rischio il rilascio degli ostaggi ancora in vita. La popolazione israeliana, tornata in piazza per manifestare il proprio dissenso, sembra sempre più stanca e insofferente alla strategia di Netanyahu.


Una nuova Minestra degli Esteri è pronta in tavola! Ogni lunedì, Prismag apre la sua settimana con una retrospettiva sull’attualità internazionale, letta e commentata dai giornali di tutto il mondo. Questa settimana, torniamo a occuparci della situazione in Palestina e discuteremo anche dei problemi del governo pakistano in Beluchistan. Infine, non mancheremo di occuparci del taglio degli aiuti alle famiglie con disabili, una decisione del gabinetto di Keir Starmer che non sta passando inosservata nel Regno Unito.


Netanyahu rompe la tregua

L’impasse dei negoziati di pace sul futuro di Gaza ha rotto ogni indugio. Il governo israeliano riprende l’offensiva e lo fa con una raffica di bombardamenti sulla Striscia, con un numero di vittime inedito. Se IDF, le Forze Armate israeliane, hanno definito “mirati” questi colpi, essi hanno tre obiettivi principali secondo Ron Ben-Yishai, opinionista del giornale Yediot Aharonot: “applicare pressione militare  per rompere lo stallo dei negoziati sul rilascio degli ostaggi”, “fiaccare sia la struttura militare che l’apparato di governo controllato da Hamas a Gaza”, “creare un’intensa pressione su ciò che rimane del cosiddetto asse della resistenza”, come per esempio il supporto degli Houthi in Yemen e dell’Iran.

Il Jerusalem Post, dal canto suo, ricorda come “Hamas abbia bloccato per mesi i negoziati a Doha”, rifiutando le opportunità di rilasciare gli ostaggi e la de-escalation del conflitto, pur mostrandosi sempre formalmente aperta al dialogo. “Hamas credeva di poter sfruttare il mese sacro, il Ramadan, per mettere in pausa le ostilità e rinforzare i suoi ranghi. Ha sbagliato i calcoli. Israele ha capito che ogni ritardo incoraggia Hamas e prolunga le sofferenze degli ostaggi.” Ma una delle leggi fondamentali della guerra è che le sospensioni, i cessate il fuoco, le tregue hanno sempre questo effetto: riconsiderare i propri obiettivi politici.

A questo si aggiunge poi la riesplosione delle tensioni nel Mar Rosso, dove gli Stati Uniti hanno lanciato una nuova serie di attacchi contro gli Houthi, il gruppo di miliziani yemeniti appoggiati e finanziati dall’Iran, che nel loro bollettino settimanale Al-Masirah spiegano di aver replicato con lanci di droni e missili contro la portaerei americana Harry Truman. Insomma, la politica mediorientale di Trump sembra intenzionata a un approccio più duro nel rapporto già critico con l’Iran. E la luce verde data a Netanyahu negli attacchi su Gaza ne è una dimostrazione accessoria, ma significativa. “Open the gate to the hell”, aprire le porte dell’inferno.


I problemi del Pakistan in Beluchistan

Il dirottamento del treno Jaffar Express (11 marzo scorso) da parte dell’Armata di Liberazione del Beluchistan segna un nuovo capitolo nella lunga e sanguinosa lotta per l’indipendenza di questa regione, ricca di risorse energetiche ma profondamente trascurata dal governo di Islamabad. Con l’intensificazione dell’offensiva separatista e la crescente instabilità interna, il Pakistan si trova a dover affrontare una doppia sfida: risanare l’economia - impresa che il governo di Shehbaz Sharif sta conducendo con un discreto successo e tenere sotto controllo le sue frontiere occidentali. Con tutte le fragilità interne del caso, specie quando un ex Primo Ministro ora in carcere richiama i suoi sostenitori all’estero a non inviare più rimesse a Islamabad.

Le rimesse sono infatti fra le voci di entrata principale del bilancio pakistanese, e a fronte di un loro crollo anche gli sforzi fatti dal governo di Sharif, le riserve di valuta estera a disposizione dello Stato diminuirebbero tanto da paralizzare le importazioni. Il tutto in un Paese dove il potere delle forze armate cresce a dismisura, ricorda Dawn: l’esercito in Pakistan controlla e gestisce imprese, risorse energetiche e interi siti produttivi.


Taglio ai benefit? Il Labour alle prese con la propria opposizione interna

In Gran Bretagna, il gabinetto di Keir Starmer ha deciso di ridurre i sussidi per le persone con disabilità, una mossa che ha sollevato indignazione tra molti parlamentari del suo stesso partito. Con una riduzione drastica dei fondi, solo le persone con disabilità più gravi avranno accesso ai “personal independent payments” (PIP), mentre molti giovani con problemi di salute mentale - che nel Regno Unito sono molto numerosi - e famiglie in difficoltà si troveranno a fare i conti con un sistema di welfare sempre più fragile. E cresce il numero di deputati Labour che criticano la mossa di Starmer e della sua Segretaria al Lavoro, Liz Kendall.

Sul Telegraph, un quotidiano conservatore, Philip Johnston non brilla per ottimismo, e spiega che “le riforme del Labour non salveranno la Gran Bretagna da un’imminente bancarotta”. “È categorico ripensare il welfare ragionando sui profili che ne beneficiano, su cosa fa e chi deve aiutare”.


Cucchiaiata dopo cucchiaiata, siamo arrivati al termine di questa Minestra. Ti ricordo che a questo link puoi abbonarti a Prismag e sostenere questo e altri progetti: non solo riceverai a casa tua la rivista e potrai sfogliarla, anche in digitale, ma contribuirai a sostenere il giornalismo indipendente, giovane e per i giovani. Noi ci prendiamo due settimane di pausa, dandoti quindi appuntamento al prossimo 14 aprile. A presto!

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