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La Minestra degli Esteri
5 | Di presunte "terre rare", e debiti da sforare
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5 | Di presunte "terre rare", e debiti da sforare

La settimana internazionale secondo Prismag, vista e raccontata attraverso i giornali di tutto il mondo

Siamo testimoni di un cambio importante in Germania, dove Friedrich Merz ha tutte le carte in mano per insediarsi come prossimo Cancelliere. Sarebbe improprio sopravvalutare l’impatto di queste elezioni, ma è non c’è dubbio che l’affermazione di una CDU così diversa da quella di Angela Merkel rappresenti una svolta per la politica tedesca. Merz, un ex avvocato industrialista del Saarland, potrebbe rappresentare il giusto equilibrio tra il pragmatismo conservatore e la necessità di rinnovamento. La Germania lo attende alla prova della storia.


Una nuova Minestra degli Esteri è pronta in tavola! Ogni lunedì, Prismag apre la sua settimana con una retrospettiva sull’attualità internazionale, letta e commentata dai giornali di tutto il mondo. Questa settimana, uno sguardo alle relazioni franco-algerine e una ricca pagina sulle cosiddette “terre rare”, che - nonostante l’esito catastrofico del meeting fra Trump e Zelensky dello scorso venerdì, culminato nella mancata firma di un accordo - sembrano essere diventate l’avamposto di possibili accordi di pace.


Lo Schuldenbremse della discordia

Le urne a Berlino hanno parlato: l’Unione Cristiano-Democratica guidata da Friedrich Merz si appresta a prendere le redini della Cancelleria, probabilmente in una coalizione “a due” insieme alla SPD, il partito Socialdemocratico. Il quotidiano Süddeutsche Zeitung giudica che “a CDU e SPD spetta la responsabilità di riguadagnare quella fiducia nella politica che negli anni del Semaforo [ovvero l’ultimo governo tedesco] è andata perduta.” In anni in cui “il Mitte - che raggruppa la tendenza al centro della politica tedesca - diventa sempre più piccolo e i partiti estremisti dispongono oramai di una minoranza di blocco”. Ricevuto, AfD?

Il cammino per fronteggiare la crisi economica e reputazionale in cui si ritrova il modello di sviluppo tedesco è solo all’inizio. La Grosse Koalition potrebbe risolvere le crisi interne, ma ci sono molti temi ancora aperti, come la riforma dello Schuldenbremse, soglia massima raggiungibile per l’indebitamento dello Stato, costituzionalmente fissata.  “Cosa sta succedendo? È una frode elettorale? O è semplicemente politica?” si domanda Mark Schieritz sul settimanale di Amburgo Die Zeit.

La spinta verso l’incremento delle spese militari è particolarmente problematica, considerati gli attuali investimenti richiesti per migliorare le condizioni delle Forze Armate tedesche: pensate che, per svolgere una semplice operazione di pattuglia nei pressi dello Stretto di Taiwan nel settembre 2024, la Bundesmarine (Marina militare della Repubblica Federale Tedesca) ha preferito non avventurarsi al largo di Bab el-Mandeb, dove pure operano altre flotte, fra cui quella italiana, per evitare il rischio di intercettare i droni degli Houthi, milizia yemenita contro cui è in azione l’operazione Aspides.


Parigi-Algeri, come un dialogo fra sordi

La crisi in corso tra Francia e Algeria non può essere ignorata. La situazione è sempre stata delicata, ma le tensioni attuali, aggravate dalla politica marocchina e dai recenti conflitti diplomatici, potrebbero avere ripercussioni serie per entrambi i Paesi. In particolare, desta scalpore l’appoggio formale di Parigi al Marocco sull’autonomia del Sahara Occidentale, tanto cara al Marocco e avversata ferocemente dall’Algeria, che ben vedrebbe il territorio conteso annesso al Sahrawi, uno Stato nato malgrado l’opposizione di Rabat. Recenti sviluppi, come la visita della Ministra francese Rachida Dati, definita una “provocazione” dai quotidiani di Algeri, e le dichiarazioni di Louis Sarkozy, figlio dell’ex presidente Nicolas, non fanno che esacerbare tensioni oramai quotidiane.

In questo contesto, la Francia si trova a dover fare i conti con la propria storia coloniale e le ripercussioni di essa sul proprio territorio, dove l’immigrazione algerina e il proselitismo di molti sedicenti “influencer” costituiscono oramai un’aperta sfida, come scrive Le Figaro in un’inchiesta molto dettagliata e interessante. Ma anche i quotidiani francofoni, come Le Quotidien d’Oran, sembrano oramai convinti che l’Algeria sia diventata una vera e propria ossessione per Parigi, un’alibi, un refugium pecatorum, proprio mentre le idee di Marine Le Pen fanno breccia anche presso il Ministro dell’Interno Bruno Retailleau e buona parte della classe dirigente macronista. Sarà interessante vedere se, alla fine, ci sarà un cambiamento nelle relazioni bilaterali, ma la strada perché essa avvenga su base paritaria, che tanto gradirebbe Algeri, sembra molto lontana.


Le chiamavano “terre rare”…

Anche questa settimana, Donald Trump ha fatto parlare di sé, questa volta per la provocazione lanciata a Volodymyr Zelensky sulle presunte “terre rare” ucraine, contropartita di un possibile accordo di pace “mediato” dagli USA. Queste risorse, fondamentali per la tecnologia militare e la transizione energetica, sono al centro degli interessi di Washington. Kiev si è detta inizialmente disponibile a negoziare su queste basi, ma dopo l’incontro calamitoso fra i due lo scorso venerdì, tutto è di nuovo in gioco. Il Presidente statunitense ha infatti aggredito molto duramente Zelensky, spingendo il suo omologo ucraino a lasciare la Casa Bianca senz’alcun accordo firmato.

Tralasciando il fatto che titanio e gallio, desiderati dagli USA, NON sono terre rare, essi sono diventati risorse chiave nel commercio e nel warfare di tutte le grandi potenze, e la volontà di Washington sembra quella di affrancarsi dall’ingombrante primato che la Cina detiene oramai sugli approvvigionamenti di questi key minerals. Ma la realtà è complessa, e i calcoli di Trump sembrano scontrarsi con la disponibilità effettiva di queste risorse e la possibilità, per Kiev, di estrarle a un costo sostenibile: ne scrive Bloomberg in una column che è anche un monumento al fact checking.


Cucchiaiata dopo cucchiaiata, siamo arrivati al termine di questa Minestra. Ti ricordo che a questo link puoi abbonarti a Prismag e sostenere questo e altri progetti: non solo riceverai a casa tua la rivista e potrai sfogliarla, anche in digitale, ma contribuirai a sostenere il giornalismo indipendente, giovane e per i giovani. Noi, intanto, ci sentiamo la prossima settimana!

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