L’Impero contrattacca. Xi Jinping non ha tardato troppo a far sentire la sua voce dopo l’offensiva a suon di dazi dell’amministrazione di Donald Trump. Con le visite effettuate nel Sud Est Asiatico dal 14 al 18 aprile, il Presidente cinese offre la sponda di Pechino ai paesi più direttamente interessati dalla competizione strategica fra Stati Uniti e Cina nell’Indo-Pacifico. “Promuovere amicizia, sincerità, reciproco vantaggio e inclusività”, “offrire i maggiori benefici dello sviluppo cinese ai Paesi confinanti” e “costruire insieme un regionalismo aperto”: sono questi i messaggi chiave di questa tournée secondo il Quotidiano del Popolo.
Una nuova Minestra degli Esteri è pronta in tavola! Anche in questo lunedì di Pasquetta, Prismag apre la sua settimana con una retrospettiva sull’attualità internazionale, letta e commentata dai giornali di tutto il mondo. Questa settimana, partiremo dall’operazione cinese alla conquista del Sud-Est asiatico, martoriato dai dazi, e discuteremo anche delle battute finali per la formazione del nuovo governo tedesco. Infine, un aggiornamento sui due fronti di guerra. O, forse, sui due di cui si parla di più.
Riconquistare l’Asia: la via di Xi
Dal 14 al 18 aprile, Xi Jinping ha fatto visita a Vietnam, Cambogia e Malesia, portando con sé un messaggio chiaro: "amicizia, sincerità e vantaggi reciproci". Un’offensiva diplomatica che risponde direttamente alla linea dura di Donald Trump, che oltre a continuare sulla strada di Biden per quanto riguarda la competizione con la Cina, ha tempestato di dazi altissimi molti dei Paesi in cui le grandi aziende americane fabbricano i loro prodotti.
In Vietnam, Xi ha lanciato segnali forti contro l’intimidazione tariffaria del Presidente americano, corteggiando Hanoi come mai avvenuto prima. In quel di Phnom Penh, invece, i quotidiani locali come il Phnom Penh Post tendono a sottolineare che - nonostante il disavanzo commerciale del 91 % - “molti prodotti importati dalla Cina sono lavorati in Cambogia e poi lanciati alla volta dei mercati internazionali” e le relazioni fra Cina e Cambogia sono state presentate come “corazzate”, “invulnerabili”. Ma l’obiettivo complessivo di Pechino resta quello di consolidare il legame con l’ASEAN come contrappeso all’asse strategico USA nell’Indo-Pacifico.
“La fase di libero scambio con la Cina o quasi? Appartiene al passato” – ci ha detto Andrew Spannaus, giornalista e autore di That’s America (Radio 24), tracciando un quadro delle attuali relazioni commerciali tra Washington e Pechino. Ascolta il suo intervento nel podcast settimanale!
A Berlino che giorno è?
Si avvicina la nascita del governo guidato da Friedrich Merz, con una Grosse Koalition CDU-SPD-CSU dai contorni già piuttosto definiti: fra i portafogli più importanti, alla CDU/CSU dovrebbero andare, oltre alla Cancelleria, il Ministero degli Esteri e quello degli Interni, mentre la SPD potrebbe incamerare le Finanze e lo Sviluppo Economico.
Entro il 30 aprile i delegati dei due partiti dovranno, in forma diversa, approvare l’accordo. Eppure - si legge sul sito del settimanale Stern - i giovani della SPD giudicano sbagliata la direzione dell’accordo in materia di politiche migratorie e del lavoro. Dal canto loro, i delegati della CDU di Berlino potranno, oltre a dire “sì” o “no”, anche votare numericamente il programma che viene loro sottoposto. Un privilegio non esteso a tutte le commissioni regionali del partito. Il giuramento di Merz è previsto, comunque, per il 6 maggio.
Anche a Berlino i partiti hanno le loro gatte da pelare. “La Germania è tornata!” ha detto Merz prima del tempo. Una dissociazione dalla realtà che pare quasi vagamente comica. Fra bassa produttività, crisi economica, crisi “esistenziale”… Ma la politica - si sa - è anche e soprattutto un gioco delle illusioni.
A Gaza e in Ucraina, fra non-tregue e ospedali bombardati
Bombed buildings of Gaza during the Gaza war 2023-2025 - 24.jpg. Photo by Hla.bashbash, via Wikimedia Commons, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International
In Ucraina, il bombardamento di Sumy nella Domenica delle Palme ha causato 35 vittime civili. Mentre l’ambasciatrice a Washington parla di munizioni a grappolo, Trump frena, evitando una netta condanna nei confronti di Mosca. Ma le trattative, complice la confusione creata dai due inviati del Presidente, sembrano ancora a un punto morto. Anche la “tregua di Pasqua” ordinata da Vladimir Putin è finita in niente: con il pretesto di rispondere ad attacchi ucraini, i soldati russi hanno bombardato Kursk, Pokrosk e anche diversi territori del Dombass.
A Gaza, continua il massacro: colpito l’ospedale episcopale Al-Ahli, ultimo funzionante nella Striscia. Intanto Israele completa il “corridoio Morag” intorno a Rafah, isolando ulteriormente i civili palestinesi. +972 Magazine stima oltre 50.000 vittime dall’inizio del conflitto. Tocca ricordare una volta di più che questa guerra - così la chiameremo per semplicità, per quanto della vera guerra abbia ben poco, come non abbiamo mai smesso di raccontare - è anche un immane scontro di legittimità, fra chi la vede in Occidente sullo sfondo della storia europea del Novecento e dell’antisemitismo diffuso prima e durante la seconda guerra mondiale, e chi racconta la vicenda palestinese con gli occhi delle guerre per la decolonizzazione che hanno anche esse segnato il secolo scorso.
Ricordarlo, ogni tanto, non sarebbe male.
Cucchiaiata dopo cucchiaiata, siamo arrivati al termine di questa Minestra. Ti ricordo che a questo link puoi abbonarti a Prismag e sostenere questo e altri progetti: non solo riceverai a casa tua la rivista e potrai sfogliarla, anche in digitale, ma contribuirai a sostenere il giornalismo indipendente, giovane e per i giovani. Tanti auguri di buona Pasqua e a presto!
Share this post