«Un tempo ci fu un'esplosione»
Parte da questa settimana Hijack, la newsletter musicale di Prismag, a cadenza bisettimanale. Si comincia con Once in a long, long while di Low Roar
«Un tempo ci fu un’esplosione, uno scoppio che generò la vita così come la conosciamo. E poi arrivò un’altra esplosione, un’esplosione che per noi sarà l’ultima».
- Death Stranding
Chi è venuto al mondo tra gli anni Novanta e i Duemila, cioè quando la società che conosciamo oggi ha messo radici, gli effetti di quell’esplosione li conosce bene. Solitudine, relazioni sfilacciate, comunità collassate sull’orizzonte del proprio Io. Nell’allegoria videoludica di Hideo Kojima, visionario autore di Death Stranding, il protagonista Sam Porter Bridges si muove tra le rovine di una società incapace di andare avanti, ricostruendo ponti tra individui alla deriva in un mondo ostile. A suo modo, anche Ryan Karazija, artefice del progetto Low Roar, canta di quell’esplosione che i legami, invece, li ha distrutti.
È di lui che parliamo oggi.
Io sono K. e questa è Hijack, la newsletter per dirottare il tuo algoritmo musicale.
Esce di giovedì, ogni due settimane. Iniziamo.
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C’è un senso di introspezione e solitudine che aleggia su tutta la discografia di Low Roar. Tutto cominciò nel 2014 con 0, il primo album del progetto guidato da Karazija: polistrumentista nato a Oakland (California) nell’82, si è trasferito in Islanda (poi in Polonia) nel 2011. È lì, dove la forza degli elementi rimette l’essere umano al proprio posto, che germoglia gran parte della sua produzione.
Non si può certo dire che la sua carriera si sia evoluta sotto i riflettori accecanti della ribalta, anzi. Poi è arrivato Hideo Kojima con Death Stranding, a tirar fuori la sua musica dalla penombra.
È il primo gioco “indipendente” del celebre autore di Metal Gear, pubblicato a fine 2019 dopo la separazione dalla software house giapponese Konami. Un’opera dal gameplay inclassificabile, ambientata in un mondo sconvolto da una post-apocalisse più esistenziale che ambientale, dove ciò che resta degli Stati Uniti d’America viene messo a schermo pescando dai paesaggi eterni e violenti dell’Islanda.
Fu Kojima che volle inserire le canzoni di Low Roar nella colonna sonora del videogioco. Andando oltre le opinioni su Death Stranding - da alcuni criticato per via di meccaniche considerate ripetitive - è innegabile che si tratti un esempio di prodotto cross-mediale dalla direzione artistica ispirata, con pochi paragoni recenti. E lo si deve anche alle atmosfere evocate dalla musica di Karazija.
Death Stranding, che in sintesi si può leggere come la metafora di una società che ha atomizzato le relazioni lasciando in piedi solo l’individuo, si apre infatti con Don’t be so serious, prima traccia dell’album Once in a long, long while… pubblicato nel 2017 dalla Tonequake Records. E così, grazie al videogame più autoriale prodotto da Kojima, la musica di Low Roar raggiunge un altro livello di popolarità.
Watch our words turn to dust
As we forget, as we move on
Don’t be so serious
Once in a long, long while… è il terzo album targato Low Roar. In equilibrio tra atmosfere elettroniche e coloriture folk, non è sbagliato affermare che questo è il lavoro più conosciuto del progetto di Karazija. In quel periodo, la sua produzione artistica era parecchio influenzata dal divorzio con la moglie, il cui effetto si riverbera anche nei temi e nelle scelte concettuali del disco. Come tutti gli altri lavori di Low Roar, è stato prodotto insieme a Mike Lindsay e Andrew Scheps, che oltre a essere il titolare della Tonequake ha lavorato su diversi album dei Red Hot Chili Peppers, tra le altre cose.
Still
I refuse
To let you slip away
Il ruggito a bassa voce della drum machine è l’elemento ritmatico e pulsante di un paesaggio sonoro tratteggiato da archi e sintetizzatori, a sostenere la voce sussurrata di Karazija. L’atmosfera intima, riverberata e intessuta di suoni acustici sembra voler raccontare il panorama affettivo di Karazija, messo in scena sul registro di un minimalismo elettronico per lande desolate, tramonti freddi e giornate nebbiose trascorse sulla riva di un fiume, mentre la vita scorre sospinta da una corrente a volte placida, a volte tumultuosa, comunque fuori dal nostro controllo.
Il viaggio di Once in a long, long while…si dipana lungo 12 tracce dove, al di sotto della caligine di un paesaggio sonoro delicato e meditativo, si percepiscono a tratti i sommovimenti tellurici di un’inquietudine rimasta inespressa, mai in primo piano rispetto al palcoscenico affettivo che viene fuori dalle cuffie. Lo si intuisce, forse, dalle incursioni di pianoforte che punteggiano Give me an answer, che marcano il passo di una batteria risonante e profonda. È percepibile, si può affermare, dai ghirigori di sintetizzatore che aprono Crawl back. Nonostante suoni coeso, difficile parlare di un album monocorde: oscillante tra le polarità acustiche ed elettroniche, tra ritmo e armonia, ogni brano sembra strutturato su capsule tematiche riconoscibili, sovrapponibili a sufficienza per creare un mood omogeneo ma non ripetitivo.
Alla fine, dopo 49 minuti sferzati dal vento di un inverno solitario, l’album si chiude con 13, atmosferica strumentale accompagnata da un aleggiante pianoforte, segnando una conclusione in pieno stile ambient.
Curiosità: La versione in vinile dell’album contiene una traccia “bonus” non pubblicata sulle piattaforme di streaming. Si chiama I won’t be long, la trovate sul canale Youtube di Low Roar.
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Ascolta Low Roar su Apple Music
Ascolta Low Roar su Tidal
House in the woods
Nel 2022 la notizia, arrivata senza far rumore come buona parte della musica di Low Roar: Ryan Karazija è morto ad appena 40 anni per le complicanze di una polmonite. Prima di andarsene, ha fatto in tempo a pubblicare Ross (2019) e l’acquatico - e notevole - Maybe tomorrow…, che custodisce la stupenda Fade away scritta poco prima dello scoppio della pandemia.
A sottolineare l’importanza del legame artistico sviluppato durante la produzione di Death Stranding, Kojima lo ha salutato così:
«Ho sentito la notizia, e non ci credo. Non voglio crederci. Senza Ryan e senza la sua incredibile musica Death Stranding non sarebbe mai nato. I suoi brani vivranno per sempre nel mondo e in me».
Karazija non ha fatto in tempo finire il suo sesto album, House in the woods, in uscita domani, giovedì 7 febbraio. Due singoli, Just how it goes e Field of Dreams, sono già disponibili sulle piattaforme di streaming. Per dirottare il vostro algoritmo musicale, abbiamo deciso di partire così.
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Recensione molto interessante. Non conosco ancora Low Rar ma utilizzerò proficuamente i link che hai inserito, grazie. R.B.