La cultura al centro delle elezioni europee
Oggi, nella newsletter di Prismag, parliamo dell’importanza della cultura e di un sentimento europeo e della storia di Ali, a metà tra la vita e la morte con la speranza di un destino migliore
Ciao! Sono Luce :) Bentornato a Rifrazione, la newsletter di Prismag dove i colori contano. Dovevamo uscire ieri, ma avevamo alcune piccole migliorie da fare sul nostro sito web. Scusate il ritardo! Ma era per una buona causa.
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In questa uscita parliamo dell’importanza della cultura e di un sentimento europeo e della storia di Ali, a metà tra la vita e la morte su un gommone con la speranza di un destino migliore, da trovare in Europa.
Con questa newsletter ti invitiamo a guardare più da vicino, a comprendere meglio e a interrogarti insieme a noi sulle sfide del nostro tempo. Anche questa settimana abbiamo per te una storia inedita su un argomento di attualità legato alla nostra uscita mensile che non troverai all’interno del numero, più il riassunto di uno degli articoli a pagamento contenuti nella rivista. Buona lettura!
La cultura al centro delle elezioni europee
Ripartire dalla cultura. Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo, previste dal 6 al 9 giugno (in Italia si vota l’8 e il 9) la European Culture Foundation (ECF), insieme a Culture Action Europe ed Europa Nostra, ha lanciato #CulturalDealEU (CDEU), una lettera aperta con cui si chiede ai gruppi politici europei di includere esplicitamente la cultura nei loro manifesti elettorali e sui loro social.
Tanti sono i pericoli che minacciano la tenuta dei 27. Come l’invasione russa dell’Ucraina, che ha creato “sfide terribili per l’Ucraina nel suo complesso, inclusi i suoi settori culturali. Oltre a seminare morte e distruzione nelle città e tra i civili, compresi molti artisti e operatori culturali, l’aggressore ha deliberatamente preso di mira i beni culturali ucraini”.
E non si tratta solo di Kiev. L’aggressione rappresenta, infatti, un punto di svolta per tutta l’Europa: “L’ascesa di partiti populisti ed estremisti in molti Paesi sta sfidando le fondamenta stesse delle nostre democrazie e i valori che i cittadini hanno a lungo apprezzato”, afferma l’ECF.
Un recente sondaggio Eurobarometro ha rilevato che 8 europei su 10 considerano il patrimonio culturale importante per la loro comunità, per il loro Paese e per l’Ue nel suo complesso. Il settore culturale impiega 7,7 milioni di persone in Europa, rappresentando il 3,8% dell’occupazione totale dell’Ue e contribuendo per il 4% al suo Pil. Eppure, solo lo 0,2% del bilancio comunitario è destinato alla cultura, mentre l’agricoltura, che contribuisce solo per l’1% al Pil, riceve l’11%.
“La cultura è ancora vista come un settore di minore importanza e quindi rimane ai margini del pensiero e dell’azione politica, nonostante i dati mostrino il suo valore economico, sociale e culturale intrinseco per l’Europa e per l’Europa nel mondo”, spiega un portavoce dell’ECF.
Non è la prima volta che l’ECF porta avanti battaglie simili. L’organizzazione, attiva dal 1954, ha supervisionato alcuni dei più grandi progetti di scambio culturale del continente. Negli anni Ottanta, per esempio, ha contribuito a lanciare il programma di scambio studentesco Erasmus, che ha permesso a circa 14 milioni di studenti di studiare all’estero.
A oggi, il successo più recente della European Culture Foundation è stata la risposta alla pandemia. Nel 2020, l’emergenza sanitaria aveva sancito la perdita di circa 200 miliardi di euro di entrate nel settore culturale. Da qui, l’idea dell’ECF, insieme a Culture Action Europe ed Europa Nostra, di lanciare la campagna Cultural Deal for Europe, affinché l’Europa si concentrasse sull’integrazione della cultura nelle politiche di ripresa post-Covid. La campagna è stata un successo: grazie al sostegno di oltre 110 reti e organizzazioni culturali, il Parlamento europeo ha adottato l’obiettivo del 2% di spesa per la ripresa culturale, garantendo circa 12 miliardi di euro.
Ora, in vista delle elezioni di quest’anno, l’ECF intende riprendere e ampliare quegli stessi obiettivi. Ancora una volta, le tre reti chiedono che i politici e i gruppi politici europei prendano sul serio la cultura, includendola nei loro manifesti e informando i leader sulla sua importanza per la società civile. Vogliono “realizzare il potenziale della cultura e del patrimonio culturale per lo sviluppo sostenibile, come motori di pace e giustizia sociale, oltre agli sforzi per integrare completamente la cultura nel Green Deal dell’Ue”.
Oltre all’obiettivo del 2%, il piano prevede miglioramenti per le aree di mercato e non di mercato del settore culturale: dalle industrie, come ilcinemae lamusica, agli obiettivi meno tangibili, ma non meno importanti, di “rafforzare un sentimento europeo”. Le proposte includono poi l’aggiunta della cultura al portafoglio di un Vicepresidente della Commissione europea, nonché l’adozione di politiche culturali di ampio respiro nell’Ue.
Più è lontano, meno fa paura
Ali ricorda le parole del fratello mentre si trovano su un gommone in avaria in mezzo al mare. Il motore non funziona e all’orizzonte si intravede una terra che potrebbe essere solo un’allucinazione, dopo tre giorni senza cibo e uno e mezzo senz’acqua. Insieme ad altri 88 migranti, Ali è rannicchiato senza potersi muovere per evitare che l’imbarcazione si ribalti. La speranza di un salvataggio sembra svanita.
Nelle stradine di Tripoli, i migranti si ritrovavano per mangiare e parlare, cercando di dimenticare la realtà. Alcuni raccontavano storie sulla “grande traversata” e sul diverso trattamento ricevuto dagli europei. Ma ora, in mezzo al mare, Ali si sente abbandonato. Proprio quando la speranza sembra perduta, un suono forte annuncia l’arrivo di una nave italiana. I militari li trasportano sulla nave Orione, rassicurandoli: li porteranno in Italia.
Durante la notte, però, Ali si sveglia bruscamente: una nave della guardia costiera libica si è affiancata alla loro.
Per conoscere tutta la storia, leggi l’articolo di Martina Ucci qui.
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