«Proprio come avevi fatto prima»
Su Hijack, dopo una pausa, Neffa - il ritorno al futuro Canerandagio Pt.1 (scusate il ritardo)
Trent’anni fa Neffa ha indicato la strada verso il futuro e per questo l’hanno chiamato pioniere. Oggi che questa parola non ha più significato, il chico è tornato sulla scena con Canerandagio Parte 1, il suo primo album rap dopo una lunga e prolifica incursione nel pop. Ma più che il viaggio a bordo di un astro-campionatore alimentato a erba e groove, il disco suona come una spedizione archeologica nei bei vecchi, rassicuranti tempi del bum cha. Non è per forza un male, però ecco… è un po’ quello che hai fatto prima.
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Un’eredità ingombrante
Nel panorama rap italiano, l’influenza di Neffa è stata così impattante che i suoi primi lavori sono diventati sono diventati meme: il patrimonio genetico-culturale della prima corrente hip hop, di cui SXM (Album musicale del gruppo hip-hop Sangue Misto) è il brodo di coltura (e dall’anno scorso ne è uscita una nuova ristampa, dopo quella da speculatori del 2018). Unico disco dei Sangue Misto - aka Neffa, Deda & Dj Gruff - quando uscì nel ‘94 fu distribuito male e vendette peggio, ma si capì subito che quello era il futuro di una certa corrente musicale oggi diventata mainstream, con i geni della dirompenza ormai recessivi e quelli della stagnazione dominanti (salvo doverose eccezioni).
Lo comprese anche chi, come me, nel ‘94 indossava il pannolino e, per motivi anagrafici, ha conosciuto Neffa prima per le sue tracce pop come Il mondo nuovo e La mia signorina, per poi scoprire quelle cazzo di mine tipo Cani sciolti o La porra (che si apre con un sample tirato fuori da In the light dei Led Zeppelin) solo per dare due titoli: segnali dal passato, testimoni di un futuro che non è stato.
Non lo dico io che quell’album è tutt’ora di importanza capitale, ma le continue citazioni che negli anni si sono susseguite:
Vivo la musica rap in mezzo a chi non ha visto
oppure ha smesso di ascoltarla fino al prossimo dei Sangue Misto
(Stokka&Madbuddy, Intro - Cosa succede? in Block Notes, 2005)
Oppure:
Sapevi che il mio primo disco
ha fatto la storia ma dopo i Sangue Misto
(Salmo, 1984 in Hellvisback, 2016)
E ancora:
T-U-R-C-O
Un cane della strada
Sangue misto, Snoop Dogg
(Turco in Casilina Love di Frenetik&Orange, 2019)
Solo per citarne i primi che mi vengono in mente, ma si potrebbe parlare del campionamento diretto fatto da un semi-sconosciuto Willie Peyote quando ancora suonava con i Funk Shui Project (hanno fatto belle cose con Davide Shorty) o al medley di Amor de mi vida/Aspettando il sole all’ultimo Sanremo, allargando il discorso alla produzione del Neffa solista. ‘Nsomma, ci siamo capiti.
Caccia ancora stile
Uscito il 18 aprile, Canerandagio è il primo album rap di Neffa dopo oltre 25 anni pop: un riavvicinamento punteggiato dal alcuni singoli notevoli e da collaborazioni nei dischi di altri, come Eclissi dell’omonimo album di Gemitaiz. Il chico lo sa, lo sa che pubblicando un album del genere i paragoni con il suo retaggio si sarebbero sprecati. Credo sia per questo che il disco si apre con il singolo Littlefunkyintro, che suona un po’ come un’ammissione:
Just like you did before
that’s a little funky intro(Proprio come hai fatto prima
ecco un’introduzione funky)
C’è pure una vocina risonante che nel tono stridulo, nell’intonazione, è un riferimento diretto alla sua Funk-a-un, seconda traccia dell’Ep Chicopisco citata - ancora, ancora - da Fabri fibra nell’intro di Tranne te. Funk-a-un è forse l’esempio che più di altri evidenzia la sperimentazione linguistica del primo Neffa, quello rimescola parole e significato come gli pare: l’unico vocabolario è quello dello stile. Un esempio:
A Bologna è un film sbataccare routine
Puoi buttarla sulla gag come Mister Bean
Ma non puoi fare il capo degli Hashishin
Che non vuol dire un cazzo - soprattutto senza base - ma Neffa si fa capire eccome: i beat li sa fare, di groove se ne intende ma le parole le sa usare anche meglio. Da Canerandagio non mi aspettavo uno squarcio nella monotonia delle ultime produzioni rap, ma forse qualcosa in più di un lavoro ben fatto, stiloso, con cassa e rullante al posto giusto dei breakbeat, che fanno muovere il collo eccome. Le barre sono di contenuto, c’è la consapevolezza del tempo passato e un vago senso di disillusione ricorrente dona un fascino decadente alla produzione.
Sarebbe stato interessante sentire un album con meno collaborazioni - nove delle dieci tracce sono in feat. - ma se si tralascia la quasi intollerabile Hype (nuoveindagini), fastidiosa per il suo strizzare l’occhio ai fan della vecchia scuola con il campionamento di Scattano le indagini di Fabri fibra (feat di Hype con Miss Keta), la mezz’ora del disco scorre tremendamente bene, dando l’impressione di un prodotto sincero nelle intenzioni ma poco originale. Specie oggi, che si guarda alla musica del passato come un grande libro da cui pescare, ma senza scriverne nuove pagine.
Il disco è un ritorno al rap lontano dagli incastri serrati di Cani sciolti, dal groove dei Messaggeri Pt2 o dal beat fumoso e trascinato di Fattanza blu, che ancora oggi è un treno che marcia al rallentatore su binari di sinapsi e neuroni in botta piena. Canerandagio non suona fresco, manca di quella carica di futuro che promettevano i primi dischi di Neffa (che poi quel futuro sia andato da un’altra parte, fino a dissolversi in un eterno ritorno, è un altro discorso).
Insomma, buona parte di quello che Neffa ha messo nel disco l’aveva fatto prima, eppure ciò che ha fatto non è da buttare. Sarà che di questi tempi siamo tutti un po’ stanchi, sarà che guardare al futuro spaventa più di prima, nel mondo-algoritmo che sopprime il nuovo per incatenarti al solito reel:
E mi fa ridere che dicono che quando rappo
Sembra di stare nei Novanta, guardo il mondo, è vecchio
Buio pesto
Dimmi se mi sbaglio, stai onesto
So come va il mondo, ma non esco
Fatti 'sto messaggio-manifesto
Mi sa che qui mi toccherà morire per sentire un po' di fresco
Aspettiamo la Pt.2
Al prossimo dirottamento.