Le lotte per i diritti civili in Africa
Questa settimana parliamo di una storica sentenza in Namibia e di come essere nerd sia diventato una moda
“Qualora si accerti che sia vergognoso essere coinvolti in rapporti sessuali tra uomini, questo si deve a cattiveria da parte dei governanti e a codardia da parte dei governati” (Platone)
Ciao! Sono Luce e questa è Rifrazione, la newsletter di Prismag dove i dettagli contano.
Continuiamo il nostro viaggio nell’“orgoglio”, il tema a cui Prismag, come sai, ha deciso di dedicare il numero di giugno. In molte parti del mondo, l’orientamento sessuale continua a essere motivo di discriminazione. Nonostante i progressi compiuti sul fronte dei diritti umani, sono tanti i Paesi in cui appartenere alla comunità LGBTQIA+ è ancora considerata una colpa.
Le leggi che criminalizzano l’omosessualità non si basano su principi di giustizia o di equità, ma su pregiudizi, ignoranza e un desiderio di controllo sociale. In molte nazioni, queste normative risalgono all’epoca coloniale, eredità di un passato, per sua stessa definizione, anacronistico.
Quando un governo decide che essere gay è una colpa crea un ambiente ostile e pericoloso per i suoi cittadini. Perché non solo legittima la discriminazione, ma incoraggia anche la violenza e l’abuso.
La decisione dei governanti di criminalizzare l’omosessualità non riflette una minaccia reale alla società, ma un tentativo di distogliere l’attenzione dai problemi reali e di consolidare il proprio potere. La retorica utilizzata spesso dai leader politici è quella di proteggere la “moralità” e la “tradizione”. La realtà è che serve solo a perpetuare l’oppressione e a mantenere lo status quo.
Dentro “Sull’orgoglio” troverai tante, tantissime storie che guardano da vicino non solo alla comunità LGBTQIA+, ma a tutte le forme che l’orgoglio può assumere. Se vuoi, lo trovi qui!
Partiamo.
La Namibia depenalizza l’omosessualità, ma la strada è ancora lunga
Buone notizie per la comunità LGBTQIA+ africana. L’alta corte della Namibia ha affossato la legge che criminalizzava i rapporti sessuali tra persone dello stesso sesso, segnando un momento storico per i diritti civili nel continente.
La Namibia aveva ereditato queste pesanti norme coloniali, che penalizzavano la “sodomia” e le “offese contro natura”, quando divenne indipendente dal Sudafrica negli anni ‘90. Sebbene le leggi non venissero quasi mai applicate, hanno comunque contribuito a marginalizzare ed esporre alla violenza la comunità LGBTQIA+, spesso con il supporto delle istituzioni.
La sentenza dell’alta corte è il risultato di un’iniziativa guidata dall’attivista Friedel Dausab, sostenuta da un’ong britannica. Dausab ha espresso al Guardian sollievo e soddisfazione per una decisione destinata ad avere un enorme impatto in positivo sulla qualità della vita dei cittadini, definendola “una vittoria per la democrazia”. La sentenza è stata emessa da tre giudici che hanno dichiarato l’incostituzionalità della normativa, affermando che discriminava gli individui in base alla loro identità sessuale.
Le reazioni non si sono fatte attendere. Ong come UNAids, impegnata nella lotta all’Hiv, hanno elogiato il lavoro dell’alta corte, sottolineando come la legge avesse finora legittimato abusi e violenze contro i cittadini LGBTQIA+ anche all’interno del sistema sanitario. Grazie a questa decisione, molte più persone saranno inclini a sottoporsi ai test e a seguire i trattamenti necessari.
La Namibia, uno dei Paesi più tolleranti e democraticamente stabili del continente africano, ha dimostrato ancora una volta il suo impegno per i diritti umani. Secondo il Global Index di Freedom House, lo Stato ha un punteggio di 77/100, un dato che riflette le alte tutele ai diritti umani e civili. Un sondaggio condotto tra il 2019 e il 2021 ha rivelato poi che il 64% degli intervistati si sente indifferente o favorevole alla presenza di persone omosessuali nel proprio vicinato.
Tuttavia, questa decisione arriva in un contesto di grandi contraddizioni. Solo l’anno scorso, la Corte Suprema namibiana aveva annullato una sentenza di una corte inferiore che garantiva la cittadinanza ai figli di coppie omogenitoriali nati tramite Gestazione per Altri o Procreazione Medicalmente Assistita, pur riconoscendo successivamente un matrimonio egualitario registrato all’estero. Inoltre, il parlamento ha redatto una proposta di legge, approvata a pieni voti, per definire il matrimonio un’unione esclusivamente “tra persone di sesso opposto”, anche se si attende ancora la firma del presidente.
La situazione per i diritti civili in Africa rimane complessa. Dei 64 Paesi che nel mondo criminalizzano ancora le identità LGBTQIA+, 31 sono in Africa. La Namibia si aggiunge ora all’Angola e al Botswana nella lista degli Stati africani che dal 2019 hanno depenalizzato l’omosessualità. Tuttavia, in molti Paesi, come Uganda e Ghana, leggi contro l’omosessualità aggravata continuano a rallentare il progresso verso una maggiore valorizzazione dei diritti umani.
Un problema radicato nell’eredità coloniale e complicato ulteriormente dalle percezioni di neocolonizzazione culturale da parte di alcuni leader africani, che vedono le pressioni internazionali come una minaccia alla sovranità culturale e nazionale. Paesi come Nigeria, Senegal, Tanzania e Zimbabwe continuano a mantenere leggi repressive contro le identità LGBTQIA+, spesso con il supporto di influenze internazionali come la Cina e la Russia.
Il Big Bang della gentrificazione nerd
Diventare adulti, per molti, non significa rinunciare ad anime, fumetti e videogiochi. Questi interessi, spesso etichettati come “nerd”, sono stati a lungo oggetto di scherno e incomprensione. Poi è arrivata “The Big Bang Theory” (2007-2019), la serie televisiva che ha portato sullo schermo scienziati appassionati di cultura geek. Il panorama, da allora, è cambiato radicalmente. La serie ha introdotto il mondo nerd al grande pubblico, rendendo mainstream passioni come fumetti, videogiochi e giochi di ruolo. Questo ha coinciso con il boom dell’universo cinematografico Marvel e il successo di “Stranger Things”, che ha portato definitivamente la cultura nerd fuori dalle nicchie.
Eppure, i nerd “originali” si sono spaccati. Molti hanno visto con sospetto i nuovi appassionati, considerandoli poser attratti dalla moda del momento invece che da un interesse genuino. La sitcom è stata criticata per la stereotipizzazione dei nerd come saccenti e socialmente impacciati. La massiccia popolarità ha trasformato eventi e luoghi nerd in affollate destinazioni turistiche, causando tensioni tra i vecchi e i nuovi membri della comunità.
Per conoscere tutta la storia, leggi l’articolo di Silvio Ghidini qui.
L’orgoglio a colori
Anche questa puntata di Rifrazione è terminata. La speranza, come sempre, è di essere riuscita a suscitare in te la voglia di saperne di più del mondo che ti circonda.
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