Il clima nei corridoi del potere
A Los Angeles, la Milken Global Conference prova a riportare l'ambiente al centro del dibattito economico
Se pensi che le grandi aziende abbiano abbandonato le lotte per il clima, questa storia potrebbe sorprenderti. Non tutto finisce sui giornali. Ma nei corridoi più esclusivi della Milken Global Conference di Los Angeles si continua a parlare – eccome – di transizione ecologica, rischi climatici e nuove forme di investimento sostenibile. Il clima non è scomparso dall’agenda: ha solo cambiato tono, si è fatto più cauto, più tecnico, ma resta una priorità. E mentre l’intelligenza artificiale catalizza nuovi capitali, le aziende si chiedono come difendersi dai disastri climatici e come finanziare le soluzioni senza esporsi troppo. Il risultato? Una fotografia utile, concreta, a tratti contraddittoria di dove sta andando davvero l’economia.
A breve ne parliamo, intanto però ti segnalo che ieri è uscita su Spotify e su tutte le piattaforme di streaming il terzo episodio del nostro podcast ThisParità e che questa volta ti porteremo alla scoperta di come viene percepita l’omosessualità nel mondo dello sport. Lo facciamo con uno sguardo lucido e personale, grazie anche alla voce di Giorgia Sottana, cestista professionista del Famila Basket Schio, che ci ha raccontato la sua esperienza, tra silenzi, aspettative e libertà. Un episodio da non perdere che trovi qui. Mi raccomando clicca su “Segui” così ogni volta che uscirà una nuova puntata ti arriverà la notifica!
Finanza, clima e nuove strategie tra i giganti dell’economia
La Milken Global Conference, appena conclusa a Los Angeles, si conferma uno degli appuntamenti più influenti nel mondo della finanza e dell’imprenditoria globale. Non è un summit dedicato al clima, ma tra i panel con il Segretario al Tesoro Usa Scott Bessent e il Ceo di NVIDIA Jensen Huang, il vero valore dell’evento è spesso nascosto tra i dialoghi riservati, i pranzi strategici e le strette di mano nei corridoi. Qui, lontano da Manhattan, si misura il polso del potere economico globale.
Sebbene il tema climatico sembri essersi allontanato dal centro della scena pubblica, continua a essere strategico per le grandi imprese. Nelle conversazioni private, i dirigenti parlano ancora di transizione ecologica, rischi fisici e investimenti sostenibili, anche se la priorità immediata è affrontare tariffe doganali e un contesto politico sempre più incerto, soprattutto negli Stati Uniti.
Come ha sottolineato Nili Gilbert, vicepresidente di Carbon Direct, nonostante il nuovo corso politico, nessuna azienda ha rinunciato ai propri obiettivi di neutralità climatica. Si discute però molto di strategie intermedie, cioè di come adattare i piani alla volatilità economica e normativa attuale.
Rischio fisico e impatti operativi
Non si tratta più solo di ridurre le emissioni di CO₂, ma anche di gestire i rischi fisici del cambiamento climatico. Nuove regole in Europa obbligano le aziende a valutare l’impatto di eventi climatici estremi sulle proprie attività. Disastri recenti hanno reso evidente come l’adattamento non sia solo un dovere ambientale, ma anche un’urgenza operativa.
Come ha spiegato Melissa Fifield del BMO Climate Institute, è ormai cruciale per le aziende mappare rischi e vulnerabilità: per esempio, aiutare gli agricoltori a usare meno acqua o diversificare l’origine dei materiali nella moda non è più solo una scelta etica, ma una mossa strategica.
Velocità degli investimenti
Un altro nodo emerso è il rallentamento degli investimenti climatici, schiacciati dall’incertezza economico-politica. Le aziende hanno ancora l’intenzione di finanziare infrastrutture verdi, ma adottano un approccio più cauto perché preferiscono preservare liquidità.
Secondo Mark Berryman di Capricorn Investment Group, anche i grandi investitori orientati all’impatto ambientale stanno «stringendo la cinghia». Tuttavia, un’area in fermento resta l’intelligenza artificiale, che sta accelerando la domanda di data center e, con essa, la corsa all’energia pulita.
Innovazione finanziaria
Non solo tecnologia: l’innovazione passa anche per la finanza. Strumenti come i mercati del carbonio, la blended finance – che unisce fondi pubblici e privati – o i nuovi canali di private credit aprono possibilità per finanziare progetti green anche al di fuori dei circuiti bancari tradizionali.
La vera sfida per i prossimi anni sarà capire come coniugare innovazione finanziaria e transizione energetica. Senza nuove modalità di accesso ai capitali, molte soluzioni resteranno sulla carta.
L’economia dei motori di ricerca green
Alcuni motori di ricerca, come Ecosia e OceanHero, promettono di piantare alberi o ripulire gli oceani ogni volta che si effettua una ricerca. Ma quanto c’è di vero? Ecosia, no-profit fondata nel 2009, usa i ricavi pubblicitari (provenienti da Bing e Google) per finanziare progetti di riforestazione, ma solo il 40% degli introiti va effettivamente a queste attività. Il resto copre tasse e costi operativi. Dichiarano di essere carbon neutral, ma si appoggiano a server le cui emissioni reali sono probabilmente sottostimate, secondo un’indagine del Guardian. OceanHero segue un modello simile, ma con minor trasparenza: i dati finanziari non sono pubblici e la quantità e qualità della plastica raccolta restano vaghe. Inoltre, la plastica galleggiante è solo una minima parte dell’inquinamento marino. Dietro molte promesse green, insomma, si nasconde una strategia di marketing ben confezionata, che sfrutta eco-ansia e sensi di colpa più che offrire soluzioni efficaci.
Trovi l’articolo completo di Anna Chiara Borrello qui.
Un mondo che brucia
Imparare a leggere con lucidità le promesse ambientali – e a distinguere tra azione reale e marketing verde – è un passo fondamentale per non perdere la bussola nel mare delle buone intenzioni. Il digitale, l’economia, la finanza e il clima non sono mondi separati: si influenzano ogni giorno, spesso in silenzio. E solo un’informazione attenta può aiutarci a scegliere con consapevolezza. Ogni giorno a Prismag lavoriamo per portarla avanti.
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